giovedì 25 febbraio 2016

Recensione: "Raccontami di un giorno perfetto" di Jennifer Niven

Un fenomeno della letteratura, un libro indimenticabile, qualcosa di magico che lascia il segno: ecco come molti di voi avranno descritto Raccontami di un giorno perfetto dopo averlo letto. Io, però, non la penso così. Un libro che tratta tematiche importanti, per l'amor di Dio, ma assolutamente non realistico e mal strutturato!
Titolo: Raccontami di un giorno perfetto
Autrice: Jennifer Niven
Casa editrice: De Agostini
Data di pubblicazione: 31 marzo 2015
Prezzo: 14,90 €(cartaceo) 6,99 €(ebook)
298 Pagine

È una gelida mattina d’inverno quella in cui Theodore Finch decide di salire sul tetto della scuola solo per capire che cosa si prova a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due animi fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi iniziano a provare la vertigine che li legherà nei mesi successivi. Una vertigine che per lei potrebbe essere un nuovo inizio, e per lui l’inizio della fine… 
Un romanzo straordinariamente toccante. Una storia che spezza il cuore in tutti i modi possibili.

Voglio sempre essere particolarmente tragica nelle mie recensioni, specialmente in quelle "negative". Non mi piace imporre il mio volere, e capisco perché molti di voi abbiano amato Raccontami di un giorno perfetto. Io no. Non mi piace neanche dire qualcosa, però, senza spiegarne il motivo e i ragionamenti che ci sono dietro.
Come ho già detto, la Niven affronta nella sua opera diversi temi particolarmente drammatici: suicidio, lutto, depressione, bipolarismo. Lo si può capire dalle prime due righe del romanzo. Violet Markey ha da poco perso la sorella in un tremendo incidente d'auto, se ne sente in qualche modo responsabile: decide perciò di gettarsi dalla torre campanaria della scuola, dove però non sarà sola. Finch vive in una famiglia disagiata, e adesso andremo a vedere perché. E' palesemente depresso, ha bisogno di aiuto, eppure sarà lui ad aiutare Violet, impedendole di buttarsi e dicendo in giro di essere stato salvato da lei. E già qui partiamo con il piede sbagliato.
Sarebbe anche un bel libro, se non fosse per la totale mancanza di realismo. L'incontro tra i due è palesemente forzato: okay, hai salvato la ragazza, le hai detto tre parole, e già ne sei innamorato? Per favore. E tra l'altro lei neanche gli aveva rivolto la parola, ancora. E' tutto un film mentale nella testa di Finch. E qui ci troviamo a due opposti: lui, i cui dialoghi sono finti quasi quanto il personaggio, che si mette a recitare citazioni di Cesare Pavese e Virginia Woolf anche per chiedere "Scusa, il bagno dov'è?" (magari sto esagerando un po'); e poi lei, che praticamente è un'automa priva di carattere e personalità.
Entrambi sono assistiti da uno psicologo, in particolare Finch, che lo visita una volta a settimana a scuola. E qui siamo cascati di brutto. Lo psicologo si chiama Embrio, e, riassumendo, è un incapace. Non solo aggredisce Finch (ehi, sveglia! Quel tizio è palesemente depresso, stiamo parlando di un ragazzino, e tu gli dici di non uccidersi perché senno perderesti il tuo schifoso lavoro?!), ma la sua figura è sviluppata talmente male da sembrare una satira di un personaggio che invece sarebbe dovuto essere importante. Parliamo di un sedicenne, okay? Di un minorenne, qui come nello stato dell'Indiana, dove la storia è ambientata. Anche io ho frequentato la psicologa della mia scuola, e so per esperienza che di vero, nel libro della Niven, non c'è neanche una virgola. Come già detto, essendo Finch minorenne, la diagnosi (prima di depressione, poi di bipolarismo) che gli viene fatta andrebbe comunicata alla madre, non a lui, e non al telefono. Perché ciò che si limita a fare Embrio è questo: svegliarsi la mattina, andare al bagno e pulirsi il didietro con la sua laurea (sì, la sto paragonando alla carta igienica), lasciare un messaggio alla madre di Finch e lavarsene le mani di tutto. Messaggi che, tra l'altro, non arriveranno mai: verranno tutti intercettati da Kate, la sorella più grande di Finch.
Questo ragazzo, con dei palesi problemi, viene praticamente abbandonato a se stesso. Viene richiamato dal preside, i suoi voti sono penosi, viene addirittura espulso, ma in quella scuola cose come i colloqui sono troppo mainstream. Ma neanche le lettere spedite a casa, no? Ma della famiglia, altro fattore ridicolo, ne parleremo dopo.
Soffermiamoci invece sull'altra psicologa, quella di Violet, di cui mi sfugge anche il nome. Anche lei del tutto incapace, anche lei invece di parlare con i genitori della ragazza dei suoi palesi problemi dopo la morte della sorella li esclude del tutto. Ma a differenza di quelli di Finch, i genitori di Violet sono presenti, sono forse gli unici personaggi resi decentemente nel romanzo. Perché di sicuro due genitori mandano la figlia dalla psicologa per liberarsi di lei due orette, non perché vogliono aiutarla, no no.

Finch e Violet vengono assegnati allo stesso progetto di geografia: trovare e visitare le meraviglie dell'Indiana. Non andrò tanto ad approfondire questa parte della storia quanto la loro relazione, forzata oltre ogni limite. Violet infatti si rifiuta di stare con Finch, il bad boy di turno (capite? La sua depressione viene strumentalizzata per renderlo interessante!), ma lui butta nel discorso qualche citazione di Virginia Woolf ed ecco che lei cade ai suoi piedi. La cosa che più mi dà fastidio, però, è proprio la relazione in sé: Finch salva Violet, bisogna riconoscerglielo. Lei era devastata dal lutto per la sorella, lui la fa tornare a vivere. E lei, invece, nel momento di bisogno lo abbandona a se stesso. 
Lui ha bisogno di aiuto, e nessuno è in grado di darglielo. E qui arriviamo alla fatidica parte, la "famiglia".  I genitori di Finch sono divorziati, il padre è lo stereotipo del genitore assente allo stato puro: è violento, si è risposato, se ne sbatte dei suoi tre figli concentrando tutte le attenzioni sul nuovo bambino avuto dalla nuova moglie. Sguazza nell'oro, mentre Finch e le sue due sorelle sono in una situazione economica instabile. Ed ecco che torno a ripetere: il realismo? A meno che il giudice non fosse incompetente quanto Embrio, in questi casi di divorzio la situazione viene studiata e le possibilità di affidamento valutate al meglio per il benessere dei bambini. Il padre è straricco e la madre è praticamente descritta come una morta di fame: impossibile. Se i figli sono costretti ad andare da lui una volta a settimana, significa che dietro c'è qualche accordo con il giudice. E, quindi, il padre sarebbe costretto LEGALMENTE a mantenere i figli. Almeno nella maggioranza dei casi, ma che volete: il protagonista è depresso, bipolare, probabilmente affetto da personalità multipla... rendiamolo anche un morto di fame!
Passiamo ora alla madre, oh Santo Dio. Madre? Madre? Che madre! Questa donna obbliga i figli a fare un'allegra cenetta con lei ogni giorno, e poi viene descritta come la madre assente per eccellenza. Non si interessa dei figli, della loro situazione scolastica e mentale. Tant'è vero che viene detto che non entra nella camera del figlio da qualche anno. Certo, credibile la cosa. Finch scompare per giorni settimane, a lei va bene che il venerdì sera chiami per far sapere che sta bene e tutto e risolto. Addirittura, quando arrivano dei messaggi che fanno intendere le sue tragiche azioni... manda Violet a ripescare (letteralmente!) suo figlio!
Kate, la sorella di Finch, nonostante sappia la situazione problematica del fratello se ne frega altamente. Finge di essere la madre durante le telefonate dello psicologo e non alza un dito per aiutare il fratello.

Di solito mi piace rendere più ironiche le recensioni negative che faccio, ma non riesco a scherzare su temi così seri. Sì, perché il suicidio, la depressione, il bipolarismo... sono cose SERIE. Finch non è Finch, è l'idealizzazione dei suoi sintomi, addirittura del suicidio, che viene chiamato Grande Affermazione. E gli altri, Violet compresa, invece di aiutarlo considerano normali i suoi comportamenti.
Non possiamo dare tutta la colpa a lei, però: c'è da dire che Finch è l'irrealismo per eccellenza. 
Dipende, è tutto relativo. Io non direi che è per forza tardi. Anzi, è presto. Siamo agli albori della nostra vita. Agli albori della notte. Agli albori del nuovo anno. Se ci fai caso, ti accorgi che sono più le volte che è presto di quelle in cui è tardi.
 Perché quando la vostra ragazza vi dice che si è fatto tardi voi rispondete con una cosa del genere, no?
I dialoghi sono la parte più facile da sbagliare nei libri, basta una parola fuori posto e il lavoro viene rovinato. Ecco, un (altro) punto a sfavore del libro sono i dialoghi: quando si parla si tende a tirar fuori le prime parole che ci vengono in mente, esprimiamo un concetto il più semplicemente possibile. Frasi infinite, somme riflessioni sul significato della vita... quelli sono esprimibili attraverso i pensieri dei personaggi, non dei dialoghi. Finch recitava un poema anche quando gli veniva chiesto "Hai dormito bene?".

Riguardo agli altri personaggi c'è poco da dire: vengono infilati un po' qua un po' là senza un vero scopo narrativo. 
In parole povere: un disastro. Le figure professionali vengono demonizzate, i temi attuali di questo libro sono trattati malissimo e le vicende forzate e irreali.
Voto: ☆☆ 1/2

4 commenti:

  1. Sembra un disastro :/
    La rete si divide su questo libro, c'è chi lo ha amato alla follia e chi invece proprio non lo può vedere.
    Io devo ancora leggerlo ma sono un po' timorosa, visto il quadretto "drammatico" che hai tracciato. Se c'è una cosa che non sopporto nei dialoghi è che si presentino come una citazione continua, una sorta di poema filosofeggiante senza fine. E' per questo che non amo molto John Green.
    Bella recensione però, molto dettagliata :)

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  2. Nonostante che tutti ne parlassero male ho deciso di prenderlo l'anno scorso. Non lo ho ancora letto però!

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  3. OMG! Ho letto la tua recensione tutta d'un fiato e, nonostante tu abbia stroncato questo libro, ho apprezzato ogni singola parola. Difficilmente mi piacciono le recensioni negative ma hai davvero centrato il punto. Non ho mai voluto leggere questo libro proprio per la paura di ritrovarmi con una delusione, credo proprio che me ne terrò alla larga perché dalle tue parole sembra non avere un senso. Dappertutto viene osannato quindi non capivo se ero anormale io o cosa ahah! XD

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