Un fenomeno della letteratura, un libro indimenticabile, qualcosa di magico che lascia il segno: ecco come molti di voi avranno descritto Raccontami di un giorno perfetto dopo averlo letto. Io, però, non la penso così. Un libro che tratta tematiche importanti, per l'amor di Dio, ma assolutamente non realistico e mal strutturato!
Titolo: Raccontami di un giorno perfetto
Autrice: Jennifer Niven
Casa editrice: De Agostini
Data di pubblicazione: 31 marzo 2015
Prezzo: 14,90 €(cartaceo) 6,99 €(ebook)
298 Pagine
È una gelida mattina d’inverno quella in cui Theodore Finch decide di salire sul tetto della scuola solo per capire che cosa si prova a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due animi fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi iniziano a provare la vertigine che li legherà nei mesi successivi. Una vertigine che per lei potrebbe essere un nuovo inizio, e per lui l’inizio della fine…
Un romanzo straordinariamente toccante. Una storia che spezza il cuore in tutti i modi possibili.
Voglio sempre essere particolarmente tragica nelle mie recensioni, specialmente in quelle "negative". Non mi piace imporre il mio volere, e capisco perché molti di voi abbiano amato Raccontami di un giorno perfetto. Io no. Non mi piace neanche dire qualcosa, però, senza spiegarne il motivo e i ragionamenti che ci sono dietro.
Come ho già detto, la Niven affronta nella sua opera diversi temi particolarmente drammatici: suicidio, lutto, depressione, bipolarismo. Lo si può capire dalle prime due righe del romanzo. Violet Markey ha da poco perso la sorella in un tremendo incidente d'auto, se ne sente in qualche modo responsabile: decide perciò di gettarsi dalla torre campanaria della scuola, dove però non sarà sola. Finch vive in una famiglia disagiata, e adesso andremo a vedere perché. E' palesemente depresso, ha bisogno di aiuto, eppure sarà lui ad aiutare Violet, impedendole di buttarsi e dicendo in giro di essere stato salvato da lei. E già qui partiamo con il piede sbagliato.
Sarebbe anche un bel libro, se non fosse per la totale mancanza di realismo. L'incontro tra i due è palesemente forzato: okay, hai salvato la ragazza, le hai detto tre parole, e già ne sei innamorato? Per favore. E tra l'altro lei neanche gli aveva rivolto la parola, ancora. E' tutto un film mentale nella testa di Finch. E qui ci troviamo a due opposti: lui, i cui dialoghi sono finti quasi quanto il personaggio, che si mette a recitare citazioni di Cesare Pavese e Virginia Woolf anche per chiedere "Scusa, il bagno dov'è?" (magari sto esagerando un po'); e poi lei, che praticamente è un'automa priva di carattere e personalità.
Entrambi sono assistiti da uno psicologo, in particolare Finch, che lo visita una volta a settimana a scuola. E qui siamo cascati di brutto. Lo psicologo si chiama Embrio, e, riassumendo, è un incapace. Non solo aggredisce Finch (ehi, sveglia! Quel tizio è palesemente depresso, stiamo parlando di un ragazzino, e tu gli dici di non uccidersi perché senno perderesti il tuo schifoso lavoro?!), ma la sua figura è sviluppata talmente male da sembrare una satira di un personaggio che invece sarebbe dovuto essere importante. Parliamo di un sedicenne, okay? Di un minorenne, qui come nello stato dell'Indiana, dove la storia è ambientata. Anche io ho frequentato la psicologa della mia scuola, e so per esperienza che di vero, nel libro della Niven, non c'è neanche una virgola. Come già detto, essendo Finch minorenne, la diagnosi (prima di depressione, poi di bipolarismo) che gli viene fatta andrebbe comunicata alla madre, non a lui, e non al telefono. Perché ciò che si limita a fare Embrio è questo: svegliarsi la mattina, andare al bagno e pulirsi il didietro con la sua laurea (sì, la sto paragonando alla carta igienica), lasciare un messaggio alla madre di Finch e lavarsene le mani di tutto. Messaggi che, tra l'altro, non arriveranno mai: verranno tutti intercettati da Kate, la sorella più grande di Finch.
Questo ragazzo, con dei palesi problemi, viene praticamente abbandonato a se stesso. Viene richiamato dal preside, i suoi voti sono penosi, viene addirittura espulso, ma in quella scuola cose come i colloqui sono troppo mainstream. Ma neanche le lettere spedite a casa, no? Ma della famiglia, altro fattore ridicolo, ne parleremo dopo.
Soffermiamoci invece sull'altra psicologa, quella di Violet, di cui mi sfugge anche il nome. Anche lei del tutto incapace, anche lei invece di parlare con i genitori della ragazza dei suoi palesi problemi dopo la morte della sorella li esclude del tutto. Ma a differenza di quelli di Finch, i genitori di Violet sono presenti, sono forse gli unici personaggi resi decentemente nel romanzo. Perché di sicuro due genitori mandano la figlia dalla psicologa per liberarsi di lei due orette, non perché vogliono aiutarla, no no.